Durata degli interventi di counseling psicologico
Pur non essendoci limiti di durata per gli interventi di counseling psicologico, la psicologia del counseling pone l’enfasi sugli interventi psicologici brevi, ossia su trattamenti psicologici di durata limitata: ciò costituisce un punto centrale (e, come vedremo, di forza) del counseling psicologico.
Per comprendere meglio cosa si intende per "intervento breve", è utile confrontare il concetto di counseling con quello di psicoterapia. Ma è bene ribadire la premessa. Non esiste nessun vincolo temporale all'intervento di counseling psicologico; le differenze con la psicoterapia si riferiscono più che altro agli strumenti e al tipo di obiettivo che i due trattamenti possono porsi, il che può fare della psicoterapia un trattamento solitamente (ma non necessariamente) più lungo di un trattamento di counseling psicologico. Per trattamento psicologico o psicoterapeutico breve possiamo intendere un trattamento che duri fino a circa 6 mesi: i trattamenti di counseling psicologico che durano più di 6 mesi sono considerati di medio o lungo termine, a seconda della durata.
Secondo il modello di Brammer et al. (1993), counseling e psicoterapia si collocano lungo un continuum i cui due estremi corrispondono al counseling e alla psicoterapia, dove la psicoterapia, a differenza del counseling, si occupa di ricostruire la personalità, includendo un’analisi in profondità, lavorando anche su processi inconsci e rivolgendosi spesso a persone con problematiche più complesse (disturbi mentali) e con un grado di compromissione tale da rendere non praticabile un counseling psicologico che invece richiede una collaborazione attiva del paziente.
Il raggiungimento di queste mete psicoterapeutiche richiede solitamente più tempo rispetto ad altri obiettivi dell'intervento psicologico che si occupano di condizioni di malessere che non richiedono un lavoro così lungo e spesso difficile.
Nella zona intermedia del continuum, i due approcci possono sovrapporsi, in termini temporali e obiettivi; il counseling psicologico può essere utile anche in condizioni di malessere molto intenso, ma se v'è una compromissione eccessiva è necessario indirizzare il paziente verso interventi psicoterapeutici o anche psichiatrici.
Pur potendo lavorare anche con interventi di lungo termine, gli psicologi del counseling sono storicamente più associati a interventi brevi. Questo orientamento nasce negli anni ’30 e ’40 del novecento, quando nuove correnti si distaccarono dalla psicoanalisi tradizionale, che dominava fino ad allora ed era caratterizzata da trattamenti lunghi e intensivi.
Due figure chiave in questo cambiamento furono:
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E. G. Williamson, che sviluppò un approccio orientato agli obiettivi, pensato per aiutare gli studenti universitari ad affrontare problemi personali e di adattamento all’ambiente accademico. Il suo metodo era strutturato, pratico e relativamente breve. La sua influenza si estese ai molti centri universitari di counseling nati nel dopoguerra per aiutare i veterani a reinserirsi negli studi universitari. Naturalmente stiamo parlando di un ambito applicativo specifico, che si presta bene a questo tipo di interventi (brevi). Nel contesto dello studio privato con pazienti che soffrono di forme di disagio psichico che non richiedono un lavoro psicoterapeutico, la durata dell'intervento può essere anche molto lunga e con diverse riprese.
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Carl Rogers, che propose un approccio fenomenologico e centrato sul cliente, in contrasto con il suo background psicodinamico. Il suo libro Counseling and Psychotherapy (1942) contribuì significativamente a spostare l’attenzione della psicologia del counseling dalla diagnosi e valutazione alla relazione d’aiuto e alla crescita personale del cliente. Questo cambiamento si rifletté nella letteratura dell’epoca: nei primi anni ’50, la maggior parte dei testi pubblicati cominciarono a concentrarsi sulle metodologie del counseling, riducendo l’enfasi sulla sola diagnosi.
Grazie alla loro formazione e tradizione, gli psicologi del counseling sono ben preparati a lavorare con interventi brevi ma, allo stesso tempo, promuovono una cultura d'intervento psicologico flessibile, in cui ogni persona possa ricevere il trattamento più adatto, che sia di breve o lungo termine.
Infine, l'enfasi sugli interventi brevi si integra perfettamente con altri ruoli tradizionali dello psicologo del counseling, come il lavoro in contesti educativi e universitari, l’intervento preventivo, e la promozione del benessere personale e professionale.
In sintesi, lo psicologo counselor, solitamente (ma non necessariamente), focalizza il suo intervento su problemi specifici e su soluzioni che mettono in gioco gli elementi di cui abbiamo parlato poc’anzi: prevenzione, educazione e potenziamento delle abilità e risorse (punti di forza), tutte attività che richiedono prevalentemente (ma non esclusivamente) un’elaborazione conscia. Come già detto in precedenza, infatti, mobilitare o potenziare le risorse dell’individuo è un’attività fondamentale anche nel caso di pazienti con disturbi di una certa gravità, ad esclusione di tutte quelle situazioni in cui il paziente sia incapace di sostenere un’interazione costruttiva, nel qual caso la psicoterapia e la psichiatria si rendono opzioni preferibili.
Negli ultimi decenni, fattori sociali ed economici – in particolare la pressione da parte delle compagnie assicurative negli USA – hanno favorito un modello di trattamento più breve ed economicamente sostenibile. Sebbene l’intervento breve non sia sempre la soluzione migliore, risulta spesso molto efficace, specialmente in contesti dove si lavora con individui in difficoltà ma non gravemente disturbati.