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Lo Psicologo: scienziato nel suo studio


Anche la psicologa, nel suo studio privato o in qualsiasi altro contesto lavorativo, mentre conduce i suoi interventi e trattamenti psicologici, può essere una scienziata-ricercatrice; non occorrono strumenti particolari o costosi; non occorre una struttura dedicata alla sperimentazione; non occorrono neanche dottorati di ricerca (che è sempre bene seguire se si ha la passione per la ricerca e per la scienza); occorrono solo alcune competenze scientifiche di base, buona parte delle quali già acquisite nel corso universitario di laurea quinquennale in Psicologia, almeno in Italia.

Naturalmente non è obbligatorio condurre ricerca nel proprio studio; tuttavia molti psicologi e psicologhe oltre alla passione per la pratica clinica o in altri contesti applicativi (lavoro e organizzazioni) possiedono o scoprono nel corso della loro esperienza professionale anche la passione per la ricerca adottando il così detto "modello del professionista-scienziato".

La psicologia del counseling (ossia il counseling psicologico inteso come disciplina psicologica) è un approccio che, sin dalle sue origini, ha dato una fortissima importanza all'aspetto scientifico; questo atteggiamento si sposa perfettamente con una concezione moderna della psicologia; lo stesso codice deontologico degli Psicologi e Psicologhe italiane esige che la/il professionista utilizzi solo metodi d'intervento che siano scientificamente supportati, senza nulla togliere all'arte della relazione, fattore quest'ultimo che gioca un ruolo fondamentale anche nella relazione di lavoro che si stabilisce tra la/il professionista e il/la paziente, utente o assistito/a che di si voglia. 

Questa particolare e forte attenzione alla sperimentazione fa del counseling psicologico un approccio moderno e scientifico. La psicologia del counseling infatti promuove l'adesione degli psicologi counselor a ciò che viene definito scientist-practitioner model (modello del professionista-psicologo), un modello che vede lo psicologo del counseling come un professionista dedito alla pratica del counseling psicologico e, al contempo, della ricerca scientifica.

Lo scopo del modello è garantire che i professionisti contribuiscano allo sviluppo scientifico nel loro campo. Sin dal principio la Psicologia del Counseling vuole essere un approccio scientificamente fondato, ossia supportato dalla ricerca scientifica.

Una buona e moderna formazione professionale nel counseling psicologico enfatizza le tecniche di ricerca applicabili ai contesti terapeutici. Il modello è emerso da una conferenza tenuta a Boulder, in Colorado, nel 1949, sponsorizzata dalla U.S. Veterans Administration e dal National Institute of Mental Health. Chiamato anche modello Boulder.


Tecniche del Professionista-Scienziato


Vi infatti tre modi in cui la scienza può essere integrata o affiancata alla pratica professionale ne counseling psicologico: 

  1. rivedere e applicare i risultati della ricerca fatta da altri alla propria pratica professionale;
  2. pensare scientificamente e svolgere scientificamente il proprio lavoro;
  3. fare effettivamente ricerca come parte della propria carriera, indipendentemente dal proprio ambiente di lavoro

Gli Psicologi del Counseling imparano, sin dalla loro formazione, a integrare la prospettiva di scienziato-ricercatore con quella del professionista/consulente. Applicare tale modello equivale a possedere o sviluppare la capacità di riflettere continuamente su quel che si sta facendo mentre si opera in qualità di psicologo counselor; porsi come uno scienziato-professionista significa intendere ogni singola interazione con il paziente come un esperimento cercando di cogliere regolarità e valutare continuamente gli effetti. Chi integra abitualmente questa pratica nel proprio setting sviluppa una più rapida e forte consapevolezza delle dinamiche che si sviluppano nel corso dei suoi interventi, migliorando sensibilmente le sue abilità professionali. Non è dunque obbligatorio integrare la pratica scientifica nel proprio lavoro con i pazienti/assistiti, ma è certamente consigliato. 

Il termine Scienziato-Professionista fu introdotto nel 1949 da Raimy (1950) e il Counseling Psicologico come nuova disciplina ha avuto la sua prima conferenza nel 1951.  Il modello scienziato professionista fu approvato come principio primario della formazione. Anche se accettato unanimemente, il modello non fu esente da critiche. Negli anni ’70 cominciò ad emergere la figura dello psicologo come professionista della salute e iniziarono a fiorire le scuole di formazione e finalmente il corso di laurea in Psicologia (In Italia nel 1971), che però spostò l’enfasi del training sulla professione e sulle applicazioni pratiche piuttosto che sulla ricerca. 

Se, da un lato (negli USA), le pressioni esterne legate ai rimborsi assicurativi e alle licenze per essere ammessi nei servizi sanitari locali esigevano unità della Psicologia nelle sue basi scientifiche, dall’altro l’intera professione stava attraversando una profonda scissione tra scienza e pratica.

Il modello scienziato-professionista resiste ancora oggi, per cui gli Psicologi del Counseling ad esempio conducono ricerca sia nel Counseling che in Psicoterapia e applicano i risultati delle ricerche nel loro lavoro: questo modello è il nucleo dell’identità dello Psicologo del Counseling (Stoltenerg et al., 2000). Nel 1984 Brown e Lent hanno definito la Psicologia del Counseling come la “disciplina psicologica applicata dedicata a generare, applicare e diffondere scientificamente la conoscenza, il trattamento e la prevenzione di problemi professionali, educativi e personali e difficoltà di adattamento” sostenendo l’integrazione in tale disciplina del modello scienziato-professionista.

 

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Durata degli interventi di counseling psicologico


Pur non essendoci limiti di durata per gli interventi di counseling psicologico, la psicologia del counseling pone l’enfasi sugli interventi psicologici brevi, ossia su trattamenti psicologici di durata limitata: ciò costituisce un punto centrale (e, come vedremo, di forza) del counseling psicologico.

Per comprendere meglio cosa si intende per "intervento breve", è utile confrontare il concetto di counseling con quello di psicoterapia. Ma è bene ribadire la premessa. Non esiste nessun vincolo temporale all'intervento di counseling psicologico; le differenze con la psicoterapia si riferiscono più che altro agli strumenti e al tipo di obiettivo che i due trattamenti possono porsi, il che può fare della psicoterapia un trattamento solitamente (ma non necessariamente) più lungo di un trattamento di counseling psicologico. Per trattamento psicologico o psicoterapeutico breve possiamo intendere un trattamento che duri fino a circa 6 mesi: i trattamenti di counseling psicologico che durano più di 6 mesi sono considerati di medio o lungo termine, a seconda della durata.

Secondo il modello di Brammer et al. (1993), counseling e psicoterapia si collocano lungo un continuum i cui due estremi corrispondono al counseling e alla psicoterapia, dove la psicoterapia, a differenza del counseling, si occupa di ricostruire la personalità, includendo un’analisi in profondità, lavorando anche su processi inconsci e rivolgendosi spesso a persone con problematiche più complesse (disturbi mentali) e con un grado di compromissione tale da rendere non praticabile un counseling psicologico che invece richiede una collaborazione attiva del paziente.  

Il raggiungimento di queste mete psicoterapeutiche richiede solitamente più tempo rispetto ad altri obiettivi dell'intervento psicologico che si occupano di condizioni di malessere che non richiedono un lavoro così lungo e spesso difficile.

Nella zona intermedia del continuum, i due approcci possono sovrapporsi, in termini temporali e obiettivi; il counseling psicologico può essere utile anche in condizioni di malessere molto intenso, ma se v'è una compromissione eccessiva è necessario indirizzare il paziente verso interventi psicoterapeutici o anche psichiatrici. 

Pur potendo lavorare anche con interventi di lungo termine, gli psicologi del counseling sono storicamente più associati a interventi brevi. Questo orientamento nasce negli anni ’30 e ’40 del novecento, quando nuove correnti si distaccarono dalla psicoanalisi tradizionale, che dominava fino ad allora ed era caratterizzata da trattamenti lunghi e intensivi.

Due figure chiave in questo cambiamento furono:

  • E. G. Williamson, che sviluppò un approccio orientato agli obiettivi, pensato per aiutare gli studenti universitari ad affrontare problemi personali e di adattamento all’ambiente accademico. Il suo metodo era strutturato, pratico e relativamente breve. La sua influenza si estese ai molti centri universitari di counseling nati nel dopoguerra per aiutare i veterani a reinserirsi negli studi universitari. Naturalmente stiamo parlando di un ambito applicativo specifico, che si presta bene a questo tipo di interventi (brevi). Nel contesto dello studio privato con pazienti che soffrono di forme di disagio psichico che non richiedono un lavoro psicoterapeutico, la durata dell'intervento può essere anche molto lunga e con diverse riprese.

  • Carl Rogers, che propose un approccio fenomenologico e centrato sul cliente, in contrasto con il suo background psicodinamico. Il suo libro Counseling and Psychotherapy (1942) contribuì significativamente a spostare l’attenzione della psicologia del counseling dalla diagnosi e valutazione alla relazione d’aiuto e alla crescita personale del cliente. Questo cambiamento si rifletté nella letteratura dell’epoca: nei primi anni ’50, la maggior parte dei testi pubblicati cominciarono a concentrarsi sulle metodologie del counseling, riducendo l’enfasi sulla sola diagnosi.

Grazie alla loro formazione e tradizione, gli psicologi del counseling sono ben preparati a lavorare con interventi brevi ma, allo stesso tempo, promuovono una cultura d'intervento psicologico flessibile, in cui ogni persona possa ricevere il trattamento più adatto, che sia di breve o lungo termine.

Infine, l'enfasi sugli interventi brevi si integra perfettamente con altri ruoli tradizionali dello psicologo del counseling, come il lavoro in contesti educativi e universitari, l’intervento preventivo, e la promozione del benessere personale e professionale.

In sintesi, lo psicologo counselor, solitamente (ma non necessariamente), focalizza il suo intervento su problemi specifici e su soluzioni che mettono in gioco gli elementi di cui abbiamo parlato poc’anzi: prevenzione, educazione e potenziamento delle abilità e risorse (punti di forza), tutte attività che richiedono prevalentemente (ma non esclusivamente) un’elaborazione conscia. Come già detto in precedenza, infatti, mobilitare o potenziare le risorse dell’individuo è un’attività fondamentale anche nel caso di pazienti con disturbi di una certa gravità, ad esclusione di tutte quelle situazioni in cui il paziente sia incapace di sostenere un’interazione costruttiva, nel qual caso la psicoterapia e la psichiatria si rendono opzioni preferibili. 

Negli ultimi decenni, fattori sociali ed economici – in particolare la pressione da parte delle compagnie assicurative negli USA – hanno favorito un modello di trattamento più breve ed economicamente sostenibile. Sebbene l’intervento breve non sia sempre la soluzione migliore, risulta spesso molto efficace, specialmente in contesti dove si lavora con individui in difficoltà ma non gravemente disturbati. 

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  • numero sedute counseling psicologico

Psicologia clinica e counseling psicologico


Secondo il parere del gruppo di consulenza della Commissione Atti Tipici del CNOP, lo psicologo abilitato ha legittimità ad operare in qualsiasi ambito di intervento. Ciò significa che “psicologo clinico” è un concetto cui non corrisponde un profilo giuridico: per la legge italiana esiste soltanto lo psicologo, senza ulteriori specificazioni. Piuttosto che di psicologo clinico, è dunque opportuno riferirsi alla psicologia clinica (così come alla psicologia scolastica, giuridica, dello sport, del turismo), intendendo con tale termine uno specifico ambito settoriale di esercizio della professione di psicologo. In breve, non esiste lo psicologo clinico ma lo psicologo operante nell’ambito psicologico clinico.

Secondo la Divisione 12 dell’American Psychological Association: "la psicologia clinica mira allo studio scientifico – integrando scienza sociale, teoria e conoscenza clinica - e alle applicazioni della psicologia in merito alla comprensione, prevenzione e intervento riguardo le problematiche psicologiche stressogene e disfunzionali, e alla promozione e al mantenimento del benessere psicologico."

Sul piano applicativo, l’APA considera la psicologia clinica come "la specialità psicologica che fornisce assistenza sanitaria mentale e comportamentale continua e completa a individui, coppie, famiglie e gruppi; consulenza ad agenzie sociali e di comunità; formazione, istruzione e supervisione; e pratica basata sulla ricerca scientifica. È una specialità che affronta un'ampia gamma di problemi di salute mentale e comportamentale, caratterizzata da completezza e integrazione di conoscenze e competenze di diverse discipline all'interno e all'esterno della psicologia vera e propria.

L'area della psicologia più spesso paragonata al counseling psicologico (psicologia del counseling) è la psicologia clinica, in Italia praticabile dagli psicologi che hanno frequentato l'apposito corso di specializzazione post-lauream.

La psicologia clinica rappresenta la più ampia tra le specializzazioni applicate in psicologia e presenta una notevole sovrapposizione con la psicologia del counseling nella formazione, nelle attività lavorative e nei contesti: ma tra le due discipline esistono differenze rilevanti. 

La psicologia clinica è orientata principalmente verso la comprensione, la diagnosi e il trattamento dei comportamenti anomali o disfunzionali, cioè delle forme di disagio psicologico che si discostano in modo significativo dalla norma (Garfield, 1985). Anche se i clinici non trascurano completamente le risorse interiori, i talenti o i punti di forza delle persone, la loro attenzione è stata tradizionalmente focalizzata in maniera più marcata sulla patologia, concentrandosi spesso su una psicoterapia che dà largo spazio all’indagine sulle cause profonde del malessere psichico, piuttosto che sugli aspetti di benessere o salute mentale.

Il counseling psicologico, pur considerando e gli aspetti patologici e di sofferenza del paziente/assistito (valutandone anche le origini), fa leva sul potenziamento dei suoi punti di forza, in un'ottica trasformativa volta a raggiungere una condizione di benessere, spostando l'attenzione del paziente dalla propria condizione patologica al lavoro che si può fare e che c'è da fare per raggiungere la condizione di maggior benessere.

Questa impostazione della psicologia clinica ha probabilmente contribuito al fatto che, rispetto agli psicologi del counseling, gli psicologi clinici tendono a proporre trattamenti di durata maggiore, nella forma di psicoterapia a lungo termine, piuttosto che interventi più brevi e orientati potenziamento/attuazione delle risorse, come accade nel counseling psicologico. Inoltre, aspetti quali lo sviluppo educativo, la progettazione di percorsi di carriera o il miglioramento degli ambienti scolastici e lavorativi – che sono centrali per il counseling psicologico – non costituiscono, di norma, un interesse primario per lo psicologo clinico.

Inoltre, anche a causa della focalizzazione sulla psicopatologia, gli psicologi clinici sono molto più presenti in contesti che si occupano di gravi disturbi psichici (ad esempio reparti psichiatrici ospedalieri), e meno frequentemente si trovano in contesti educativi (come i centri di counseling universitari; G. Neimeyer et al., 2011). Tuttavia, nonostante permangano differenze significative tra psicologia del counseling e psicologia clinica (G. Neimeyer et al., 2011), negli anni le due aree si sono progressivamente avvicinate (Hutman et al., 2016; M. R. Rogers, 2008). Lo psicologo del counseling infatti opera in contesti medici come ad esempio l'ambito delle cure primarie (psicologo delle cure primarie), dove la ricerca ha dimostrato la grande utilità di questa tipologia di intervento per il benessere dei pazienti e per i conti pubblici.

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La metodologia del Counseling Psicologico


Il Counseling Psicologico (psicologia del counseling), vista la sua vasta applicabilità in ogni ambito d'intervento, spesso si sovrappone con altre discipline psicologiche, come la psicologia clinica, la psicologia scolastica e la psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Cosa distingue il counseling psicologico (come disciplina psicologica) da tutti gli altri approcci psicologici? Il counseling psicologico ha una sua identità? La risposta a quest'ultima domanda è "si". Il counseling psicologico si distingue dagli altri approcci psicologici in virtù della presenza congiunta di 5 fattori metodologici fondamentali che  ne definiscono l'identità:

  1. Enfasi sui punti di forza e sul funzionamento ottimale – A differenza di approcci focalizzati principalmente sulla patologia, questa disciplina valorizza le risorse personali e promuove il benessere individuale, pur tenendo in grande considerazione gli aspetti patologici, ragion per cui spesso l'assistito o paziente si rivolge allo psicologo. 

  2. Focus sull'intera persona e sullo sviluppo globale – Considera l'individuo in modo olistico, tenendo conto del ciclo di vita completo e della crescita vocazionale, non solo di aspetti isolati.  

  3. Impegno per la giustizia sociale e sensibilità al contesto – Presta attenzione alle dinamiche ambientali, culturali e sociali, promuovendo equità e inclusione.

  4. Interventi brevi, educativi e preventivi – Privilegia strategie a medio-breve termine (senza escludere quelle di più lunga durata), con un'ottica di prevenzione e psicoeducazione.

  5. Modello scienziato-professionista – Combina rigorosamente ricerca scientifica e pratica clinica, assicurando interventi basati su evidenze scientifiche.

Sebbene altre branche della psicologia (come la neuropsicologia clinica o la psicologia familiare) possano condividere singoli aspetti, nessuna le integra tutte nella stessa misura.

È proprio questa combinazione unica a caratterizzare il counseling psicologico, rendendolo un approccio ben definito nell'ambito della psicologia, anche se non sempre in modo netto o schematico.

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Funzioni svolte dallo Psicologo Counselor


Il counseling psicologico è un tipo di intervento psicologico che ha da sempre svolto 3 principali funzioni (Gelso et al., 2014): riparativa, preventiva ed evolutiva. Lo svolgimento di queste tre funzioni ha contribuito a definire le caratteristiche del counseling psicologico come disciplina psicologica.


Funzione riparativa


La Funzione Riparativa consiste nell’aiutare gli individui a risolvere i problemi che ostacolano la loro realizzazione o il loro benessere, o che producono disagio. Questa funzione correttiva può essere svolta attraverso il counseling psicologico e attraverso tutti gli strumenti d’intervento posseduti dallo psicologo in tutti gli ambiti d’intervento: nell’ambito lavorativo, relazionale (es. di coppia), individuale e di gruppo.


Funzione Preventiva


La Funzione Preventiva consiste nell'attività dello psicologo counselor di aiutare l’individuo ad anticipare, aggirare o evitare possibili problemi che, da un’attenta analisi della situazione attuale e passata, potrebbero verificarsi in futuro. Questa funzione è molto importante perché consiste nell’aiutare gli individui ad apportare modifiche nei loro ambienti personali e interpersonali e/o nei loro comportamenti, per ridurre al minimo il verificarsi di problemi, conflitti interpersonali e stati emotivi negativi in tutti i contesti, e prevenire in tal modo il lavoro di riparazione. Gli interventi preventivi possono consistere in programmi psicoeducativi volti ad informare l’individuo sui rischi legati alla sua condizione specifica o possono consistere nell’individuazione dei possibili rischi e nella definizione di strategie ad hoc.

Questo tipo di intervento può focalizzarsi su programmi psicoeducativi volti a prevenire lo sviluppo di problemi o eventi, come ad esempio: laboratori universitari di counseling rivolti agli studenti; interventi individuali per la prevenzione delle ricadute nella dipendenza da droghe; in ambito aziendale consulenze per la costruzione dei gruppi di lavoro, analisi delle dinamiche relazionali, miglioramento della comunicazione tra dipartimenti ecc.

Seppur con differenze legate al contesto, la caratteristica principale di questo tipo di intervento preventivo è aiutare l'assistito a cambiare uno o più aspetti dell’ambiente (personale-interpersonale) e del proprio comportamento in modo da ridurre la probabilità che si presentino problemi e la necessità di interventi di tipo riparativo.

Gli psicologi del counseling rimangono in prima linea nell’attività di prevenzione (Hage & Romano, 2010) anche nel contesto delle cure primarie, in qualità di psicologi delle cure primarie (di cui la International Society of Psichology si occupa dal 2013).


Funzione Evolutiva


La Funzione Evolutiva svolta dallo psicologo o psicologa counselor si concretizza nell’ "aiutare gli individui a pianificare, ottenere e trarre i massimi benefici dal tipo di esperienze che consentiranno loro di scoprire e sviluppare le loro potenzialità" (Jordaan et al., 1968).

In altre parole, lo psicologo del counseling facilita l’individuo nel suo processo di crescita favorendo il processo di costruzione o potenziamento delle sue abilità per facilitare il raggiungimento di determinati obiettivi necessari al suo benessere.

Esempi di attività educativa-evolutiva includono gli interventi di formazione delle competenze, interventi volti a modificare l’atteggiamento dell’individuo, il miglioramento delle abilità relazionali, gruppi di crescita, workshop e seminari finalizzati anche a sviluppare gli strumenti necessari. In questo caso, dunque, l'attenzione dello psicologo è concentrata sul miglioramento e potenziamento.

A seconda della situazione specifica dell’individuo assistito e della fase dell’intervento, lo psicologo counselor può porre maggior enfasi sull’una o l’altra funzione ma, solitamente, il raggiungimento di un livello di benessere soddisfacente, e quindi una riduzione del disagio, richiede tutti e tre i tipi di azione: correttiva, preventiva ed evolutiva in mix variabili. 

In realtà quasi tutti gli interventi di counseling psicologico implicano tutti gli obiettivi descritti, e li combinano in modi diversi. Ad esempio, intervenire su un individuo che soffre di ansia implica sia aiutarlo a gestire il problema attuale di ansia, sia prevenire l’acuirsi del disturbo in futuro, sia sviluppare le sue potenzialità.

Nella pratica del counseling psicologico questi tre obiettivi si intrecciano fra loro. E’ buona regola infatti indagare la storia del paziente e le ragioni del suo disagio o disturbo psicologico, aiutarlo a comprenderne le cause remote, quelle presenti e il collegamento tra le due; allo stesso tempo è necessario far emergere le sue qualità positive, le sue abilità, i suoi punti di forza, anche quelli esterni a lui/lei, e le sue potenzialità in modo realistico; il tutto sempre in un clima ragionevolmente ottimistico, di accoglienza ed empatia. 

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  • funzione psicologo counselor
  • funzione counseling psicologico
  1. Counseling Psicologico vs. Psicologia Positiva
  2. Accademia Italiana Counseling Psicologico
  3. Counseling e psicologia delle cure primarie
  4. AICP
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